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Gli occhiali di Francesco Redi, una fake news fiorentina del 1600
“… che ne’ tempi di Frate Alessandro Spina venisse in luce la invenzione degli Occhiali, io ne ho un’altra particolare riprova, imperocchè tra’ miei libri antichi scritti a penna ve ne è uno intitolato Trattato di governo della famiglia di Sandro di Pippozzo, di Sandro Cittadino Fiorentino fatto nel 1299, assemprato da Vanni del Brusca Cittadino Fiorentino suo genero. Nel proemio di tal Libro si fa menzione degli Occhiali come di cosa trovata in quegli anni: Mi trovo cosie gravoso di anni, che non arei valenza di leggiere e scrivere sanza vetri appellati okiali, truovati nuovellamente per comoditate delli poveri veki quando affiebolano del vedere…“, questo proemio, ponendo l’uso degli occhiali nella Firenze del 1299, scippava a Pisa, per sette anni di vantaggio, il primato di luogo della loro prima comparsa, rivendicata dal frate pisano Giordano da Rivalta nel 1306 in una predica letta in Santa Maria Novella.
Il brano è tratto da una Lettera intorno all’invenzione degli occhiali scritta da Francesco Redi nel 1678, millanteria destinata ad altri scopi ma che fu pietra miliare di una mistificazione storica che durò sino al 1920, quando il grande filologo montevarchino Isidoro del Lungo diede alle stampe il saggio Le vicende d’un’impostura erudita, rigorosa radiografia dell’impresa di un paio di spregiudicati accademici cui il periodo della massima decadenza fiorentina fornì l’ambiente sociale idoneo ad imbastire le falsificazioni, letterarie – ma anche scientifiche e monumentali – che permisero alla fake news Salvino degli Armati, gentiluomo fiorentino inventore degli occhiali di diffondersi in mezza Europa ed esser creduta vera per più di due secoli.
Iniziatore colposo della vicenda fu Francesco Redi, lo scienziato aretino anticipatore della biologia sperimentale e della parassitologia che fu anche letterato, medico, accademico della Crusca e del Cimento, filologo, cortigiano, favorito dei granduchi Ferdinando II e Cosimo III e soggetto dalla vita privata piuttosto agitata.
Redi ebbe un ruolo molto importante nella compilazione della Terza edizione del Vocabolario della Crusca che quasi assassinò riversandovi quantità di lemmi pseudo-trecenteschi inventati di sana pianta ma che diceva tratti da suoi inesistenti libri “antichi scritti a penna”.
Ci finirono dentro, nel Vocabolario, anche Sandro di Pippozzo con famiglia, genero Vanni del Brusca e Trattato di governo che, pur non essendo la prima frottola della carriera rediana di spogliatore di antichi lemmi della buona lingua antica, furono stimolo al filologo Guglielmo Volpi per individuare e quantificare i danni fatti da Redi al Vocabolario della Crusca ed alla lessicografia italiana. Gravissima colpa che stride con la figura di primo piano che l’aretino occupa nella storia della scienza cui ha dato contributi importantissimi in campo medico e biologico. Non a caso, ancora nel 1973 la U.S. Geological Survey gli ha dedicato uno dei crateri di Marte.
Per inquadrare meglio sia la vicenda generale Salvino degli Armati inventore degli occhiali che quelle attinenti lo scienziato e compilatore del Vocabolario della Crusca Francesco Redi, Biblioteca Valdarnese ha spogliato in Rete e “assemprato” questa Bibliografia essenziale (click sull’immagine per andare al testo)
Tetralogia scientifica di Francesco Redi
Saggi su Francesco Redi compilatore del Vocabolario della Crusca
Testi citati da Isidoro del Lungo in Le vicende d’un’impostura erudita